martedì 29 maggio 2012

SCHOENBERG
BIBLIOGRAFIA
Arnold Schönberg nasce a Vienna nel 1874. Figlio di un commerciante di origine ebraica, inizia i suoi studi musicali da autodidatta per poi continuare con Alexander von Zemlinsky, fratello della sua futura prima moglie.
La sua prima composizione importante,Verklärte Nacht ("Notte trasfigurata"), poema sinfonico per sestetto di archi, risale al 1899 e prende il titolo da una poesia del simbolista tedesco Richard Dehmel. Tra le prime opere per grande orchestra si ricordano il poema sinfonico Pelleas und Melisande e i Gurrelieder ("Canti del castello di Gurre"), risalenti rispettivamente al 1903 e al 1901/1911.
Schönberg inventa lo Sprechgesang, o canto parlato, nel quale l'esecutore deve sfiorare l'intonazione della nota in una sorta di recitazione allucinata, carica di sbigottimento ed emozione. La tecnica compositiva non è ancora dodecafonica, ma atonale; per questo all'ascoltatore sembra di camminare senza un punto di appoggio. Nel 1901 Schönberg si trasferisce a Berlino dove, per mantenersi, dirige un'orchestrina di musica leggera. Dopo due anni soltanto ritorna a Vienna, dove si dedica principalmente alla composizione e all'insegnamento. Nel 1910 riesce ad avere un posto all'Accademia musicale di Vienna come maestro di composizione e l'anno successivo tiene cicli di conferenze al conservatorio Stern di Berlino.
Nel 1912 collabora, insieme a Vasilij Kandinskij, Franz Marc e Paul Klee, alla pubblicazione dell'almanacco Der Blaue Reiter ("Il Cavaliere azzurro"), per il quale scrive un saggio sul rapporto musica-testo. È di questo periodo la teorizzazione della dodecafonia (principio compositivo fondato sull'eguaglianza di tutti e dodici i suoni della scala tonale).
Tra le principali composizioni,oltre alle prime citate, ricordiamo Erwartung ("Attesa", 1909), Pierrot Lunaire (1912), Moses und Aaron, opera incompiuta ed eseguita postuma nel 1957, A survivor from Warsaw ("Un sopravvissuto di Varsavia") (1947), in cui viene rievocato in maniera commossa e intensa lo sterminio nazista del ghetto di Varsavia.
L'avvento al potere di Adolf Hitler nel 1933 costringe Schönberg, convertitosi al luteranesimo all'età di quattordici anni ma di origini ebraiche, a fuggire in Francia. Sempre nello stesso anno ottiene asilo negli Stati Uniti, dove trascorrerà il resto dei suoi anni. Si reca inizialmente a Boston e a New York, stabilendosi infine in California. Dal 1936 al 1944 insegna alla USC (University of Southern California) di Los Angeles. Nella stessa città muore il 13 luglio del 1951 a causa di un attacco cardiaco (il compositore soffriva di cuore già da 10 anni).









SCHOENBERG

SCHOENBERG E LA DODECAFONIA
La dodecafonia o, come Schönberg amava definirla, "metodo di composizione con dodici note poste in relazione soltanto l'una con l'altra", prevede che tutti e dodici i suoni della scala cromatica appaiano lo stesso numero di volte, affinché nessun suono prevalga sugli altri. Le composizioni non sono pertanto basate sulla tonica e non presentano più la struttura gerarchica tipica del sistema tonale.
Principi fondamentali:
Uso del totale cromatico: la scala diatonica è sostituita da quella cromatica; è quindi previsto l'uso di tutti e dodici suoni disponibili nella divisione dell'ottava secondo il temperamento equabile.
Onde evitare la prevalenza di suono sugli altri, bisogna che nessuno di essi si ripeta prima che tutti gli altri siano comparsi. All'inizio viene quindi stabilita una serie, per fissare l'ordine in cui le note devono succedersi in quella determinata composizione.
Per evitare un'eccessiva uniformità si può ricorrere ad alcuni artifici, come l'utilizzo della versione retrogradata della serie originale, o l'inversione di questa (con tutti gli intervalli disposti per moto contrario), o ancora l'inversione della versione retrogradata. Si ottengono così quattro ordini principali della serie. In più, è possibile trasporre la serie originale e le sue tre "versioni" su tutti i restanti 11 gradi della scala cromatica.
La successione degli accordi costruiti sui gradi IV, V e I di una scala maggiore o minore (formula cadenzale ) fornisce all'ascoltatore il senso della tonalità di un brano. Sostituendo l’accordo di tonica con un altro grado della scala (o, magari, con un accordo di un’altra tonalità ), si ottiene una cadenza evitata. Modulazioni e cadenze evitate sempre più frequenti ed ardite hanno portato storicamente ad un affievolimento del senso tonale. Anche perché se in un brano di cinque minuti la ripetizione del tema iniziale nella stessa tonalità può essere percepito come un “tornare a casa”, in uno molto più lungo non produce lo stesso effetto. Paradossalmente proprio il massimo sviluppo del sistema tonale (fine del diciannovesimo secolo) ha coinciso con l'inizio della sua crisi. Intorno al 1920 Arnold Schönberg creò il sistema dodecafonico, che, se da una parte è figlio della crisi del sistema tonale (da cui quindi, in un certo senso, discende), dall’altra vi si contrappone, avendo come obiettivo quello di dare a tutte le note della scala cromatica la stessa importanza (mentre il sistema tonale è gerarchico, nel senso che ogni nota ha un peso diverso a seconda che sia tonica, dominante, ecc.). Si tenga presente che i termini atonale e dodecafonico non sono sinonimi: il primo indica qualunque musica priva di riferimenti tonali, mentre il secondo si riferisce ad un particolare sistema atonale basato sullo sviluppo di una serie, ossia su una successione di dodici note in cui ogni nota della scala cromatica deve comparire una ed una sola sola volta. Per esempio: do-fa#-do#-re#-re-mi-la#-si-fa-la-sol-sol# . Da questa serie, detta originale ed indicata con O1, possiamo ricavare diverse combinazioni:
serie retrograda (indicata con R1), esponendo le note della serie dall’ultima alla prima (nel nostro esempio, sol#-sol-la-fa-si-la#-mi-re-re#-do#-fa#-do ); serie inversa (I1), trasformando gli intervalli discendenti in ascendenti e viceversa: per esempio, poiché il frammento do-fa#-do#-re# si ottiene scendendo di 6 semitoni (do-fa#), per poi salire di 7 (do#) e ancora di 2 (re#), nella serie inversa dovremo, sempre partendo dal do, salire di 6 semitoni (fa#), per poi scendere di 7 (si) e di 2 (la). La serie completa si trasforma pertanto in do-fa#-si-la-la#-sol#-re-do#-sol-re#-fa-mi ; serie retrograda inversa (RI1), ossia la serie retrograda di quella inversa (basta prendere le note della serie I1 dall’ultima alla prima: mi-fa-re#-sol-do#-re-sol#-la#-la-si-fa#-do ); serie trasposte, ottenute innalzando tutte le note di una serie dello stesso numero di semitoni. Il procedimento è simile a quello utilizzato nel sistema tonale per la modulazione (almeno quando non viene modificato il modo ): la trasposizione lascia inalterati gli intervalli tra le note, esattamente come avviene nel passaggio, per esempio, dalla scala di do maggiore a quella di la maggiore. Ognuna delle quattro serie di partenza (O1, R1, I1, RI1) ne genera dodici trasposte, una per ogni nota della scala cromatica, per un totale di quarantotto. Per esempio, innalzando le note di O1 di un semitono si ottiene O2: do#-sol-re-mi-re#-fa-si-do-fa#-la#-sol#-la
In un brano dodecafonico non può iniziare una nuova serie finché non è terminata la precedente (eccezion fatta, ovviamente, per le serie che compaiono nelle altre voci). Questa regola ha lo scopo di assicurare uguale peso alle note della scala cromatica, mentre l’obbligo di utilizzare solo le serie O1, R1, I1, RI1 e le loro trasposizioni serve per assicurare l’unitarietà della composizione. Tutto questo può sembrare un sistema molto cerebrale, più matematico che musicale, tuttavia il vero problema non è il sistema che un musicista usa (anche il sistema tonale ha le sue regole), ma come se ne serve, cosa comunica per mezzo di esso: come diceva Schönberg, “Un cinese non parla soltanto in cinese ma dice qualcosa. È questo che conta, non la lingua che usa” (dall’intervista alla figlia Nuria sul quotidiano “Il Messaggero” del 12 luglio 2001).
Alcuni artisti del Novecento si sono ispirati alla dodecafonia, omaggiando il grande compositore con la creazione di opere d'arte. Un esempio singolare è rappresentato dal Sipario tagliafuoco del Teatro dell'Opera Carlo Felice di Genova, intitolato "Viva Shönberg" realizzato dallo scultore Nerone Ceccarelli in occasione della ricostruzione dell'edificio ad opera degli architetti Aldo Rossi, Ignazio Gardella e Angelo Sibilla. 

Il teatro nel'Ottocento


Il teatro nell’Ottocento

Il teatro europeo all'inizio dell'Ottocento fu dominato dal dramma romantico. Gli ideali romantici vennero esaltati in modo particolare in Germania. Nel romanticismo si situano Johann Wolfgang von Goethe e Friedrich Schiller, che videro nell'arte la via migliore per ridare dignità all'uomo. Degli ideali romantici e neoclassici si nutrirono molte tragedie di soggetto storico o mitologico. Al romanticismo teatrale fecero riferimento anche gli autori italiani come Alessandro Manzoni con tragedie come l'Adelchi e Il Conte di Carmagnola, oltre a Silvio Pellico con la tragedia Francesca da Rimini , ambientazioni analoghe tornarono anche nel melodramma. Molto importante fu anche il teatro romantico inglese fra i maggiori rappresentanti ci furono Percy Bysshe Shelley, John Keats e Lord Byron. Ma è anche il secolo degli anticonformisti sia a livello artistico sia nella giustizia sociale, ben rappresentati dal society drama portato in scena da Oscar Wilde e degli innovatori come Georg Büchner che precorsero il dramma novecentesco. In Inghilterra, in Francia ed in Italia, in concomitanza con la nascita del naturalismo e del verismo, intorno alla metà del secolo le grandi tragedie cedettero il posto al dramma borghese, caratterizzato da temi domestici, intreccio ben costruito e abile uso degli espedienti drammatici. Il maggiore esponente del teatro naturalista fu Victor Hugo e del teatro verista Giovanni Verga, nell'America Latina Florencio Sánchez seguì la loro scuola e si mise in evidenza.
IL MELODRAMMA
Le origini del melodramma
In quasi tutte le colture ,la musica e il teatro s’incontrano frequentemente  e si fondono per dar vita a forme diverse di spettacolo. In quest’epoca a Firenze la CAMERATA DE’ BARDI, nel desiderio di ricollegarsi alle tragedie greche,crea un nuovo tipo di spettacolo in cui parole e musica danno voce a storie mitologiche. Per rendere comprensibili le parole del testo è indispensabile  abbandonare il canto polifonico:nasce così  il RECITAR CANTANDO,un nuovo stile vocale a mezza via tra il canto e la recitazione:da queste premesse si sviluppa IL MELODAMMA.
Il primo importante esempio di questo importante genere è l’Euridice di JACOPO PERI ( 1561-1633),ma il primo vero protagonista degli esordi del melodramma è senz’altro CLAUDIO MONTEVERDI (1567-1643):nel suo ORFEO messo in scena ne 1607.                                              
























Teatro dell'ottocento

martedì 13 marzo 2012

Glossario ECDL

Accesso RemotoÈ il componente di Windows che consente di connettersi a un computer collegato in rete. Tramite Accesso Remoto e collegandosi a un provider è possibile stabilire l'accesso a Internet.
Account
Termine che indica la possibilità di accedere a un computer, a una rete o a una serie di servizi tramite un nome utente e una password identificativi. Gli esempi più comuni sono gli account di posta elettronica e gli account per la connessione a Internet.


martedì 21 febbraio 2012

Simulazioni ECDL

http://www.maecla.it/ecdl.htm (nuovo)
http://www.nicolaferrini.it/quiz.shtml
Tutti i 7 moduli ECDL alla preparazione dell'esame

Musica POP

Viene abitualmente definita con il termine musica leggera, musica pop, pop music,o semplicemente pop, la musica mainstream contemporanea, destinata ad un pubblico vasto quanto più è possibile. L'espressione definisce un tipo di musica di facile ascolto e poco elaborata, spesso ridotta a semplice intrattenimento e destinata al consumo di massa. In effetti, la musica leggera raggruppa in sé un insieme di tendenze musicali affermatesi a partire dal XX secolo, caratterizzate da un linguaggio relativamente semplice e in alcuni casi schematico. La musica leggera è strettamente inserita nel circuito di diffusione commerciale mondiale con incisioni discografiche, video, festival, concerti-spettacolo, trasmissioni e reti televisive e radiofoniche. Se la semplicità del linguaggio musicale e il disimpegno tematico distinguono la musica leggera dalla cosiddetta "musica colta" e underground, la presenza di una vera e propria industria la differenzia dalla musica popolare.
Può sembrare normale considerare la musica leggera come sinonimo di popular music, anche se oggi si tratta di una similitudine non del tutto propria: date le sue caratteristiche peculiari tutta la musica pop è musica popular, ma non è vero il contrario; esiste, in ogni caso, una grande difficoltà a relazionare tali concetti, soprattutto a causa dei continui fraintendimenti che si vengono a creare nel dire comune.

Musica leggera e pop:

Nello specifico il termine musica leggera nacque in Italia per definire la musica pop italiana. Nella penisola, prima della British invasion dei primi anni sessanta, il termine inglese pop music per definire questo tipo di musica era pressoché sconosciuto ai più, e fu assorbito in seguito alla fama conquistata dai gruppi d'oltremanica. Di fatto oggi viene più facile utilizzare il termine pop per definire la musica commerciale internazionale e allo stesso modo è più facile definire con musica leggera la musica melodica italiana, ma dal punto di vista concettuale e strutturale i due termini coincidono.
In Italia, dagli anni cinquanta, è stata popolarizzata, inizialmente attorno al Festival di San Remo e con un apice nei primi anni '60, un tipo di musica leggera derivante dalla tradizionale melodica italiana, la quale ebbe un grande successo nella penisola a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Il ritorno alla tradizione, e la sua rielaborazione in chiave più moderna (arrangiameti con influenze swing, jazz, e un cantato meno legato alla musica d'opera), è stato incoraggiato dal successo dal primo movimento di crooner americani (per lo più italo-americani) che iniziavano ad affacciarsi anche al fronte europeo. Questa riscoperta, avvenuta anche in reazione alle proibizioni fasciste degli anni trenta e quaranta, avvenne con l'apporto di interpreti e cantautori italiani, alcuni di essi divenuti poi di fama internazionale (Nilla Pizzi, Mina, Gino Paoli, Domenico Modugno, Luigi Tenco ecc...).